Here lie my fears
@Hereliemyfears
Con Defne Ar
2022
ITA:
“Here lie my fears” è un corpus di esperienze legate al cancro: uno spazio digitale, un archivio sensoriale, che raccoglie storie, immagini, suoni, odori e consistenze relative al trauma della malattia. Un luogo sicuro in cui chiunque può riporre un messaggio, un segreto o un pensiero che non è riuscito a condividere. Una raccolta di ricordi di esperienze dolorose che diventano conforto per chiunque vi si veda rappresentato. È anche uno spazio di speranza e di sollievo, in cui si incoraggia la condivisione di percorsi di guarigione dai pensieri di sofferenza.
“Qui giacciono le mie paure” è rivolto a chi ha vissuto la malattia sulla propria pelle e a chi l'ha vissuta per prossimità; in famiglia, tra gli amici, nel nucleo degli affetti. Affrontare la malattia e le cure durante la pandemia è stato il motore della nascita del progetto. La malattia, vissuta direttamente o attraverso il riflesso dei propri cari, di solito tende a escludere piuttosto che a unire. Il Covid-19 ha amplificato questa condizione:
Gli ospedali non potevano rischiare un'ulteriore e più profonda diffusione di Covid, per cui si è scelto di impedire alle persone di accompagnare i propri cari nella loro stanza per ricevere le cure e per far loro compagnia. Questa misura è stata adottata per tenere al sicuro dalla contrazione del virus una delle categorie di pazienti più “ad alto rischio”. Ma era davvero innocua? La solitudine può essere il prezzo della salute? I pazienti oncologici in tempi di normalità sperimentano già una grande debolezza e un profondo senso di solitudine. Durante la pandemia tutto è esploso nelle proporzioni. I pazienti sperimentavano e vivevano in una bolla nella bolla:
Un doppio livello di separazione dall'esterno.
Il corpo durante la malattia e il trattamento è il campo di battaglia più immediato. I sensi sono i mezzi di espressione e di comprensione che ci permettono di conoscere il mondo esterno e di capire cosa ci piace e cosa non ci piace. Sono gli occhi, la bocca, le mani, il naso e le orecchie. Senza di loro non saremmo più. E così il mondo. Il cancro sfida i sensi e questo scatena la paura nella nostra mente.
“Qui giacciono le mie paure” riunisce quindi le esperienze di trauma attraverso il senso che le caratterizza. È una scelta che mira alla riconquista del proprio corpo, senso dopo senso. Una riappropriazione, in questo esperimento, possibile solo se condivisa.
ENG:
“Here lie my fears” is a body of experiences related to cancer.
A digital space, a sensory archive, which collects stories, images, sounds, smells and textures regarding to the trauma of the disease. A safe place into which anyone can slip a message, a secret or a feeling that they were unable to share. A collection of memories of fearful experiences that become comfort for anyone who see themselves represented in them. It is also a space for hope and relief, in which the share of healing paths from the fearful thoughts is encouraged.
“Here lie my fears” is for those who have experienced the disease on their own skin, and those who lived it because of their proximity to it; in their family, among friends, in the nucleus of affection. Facing the disease and the treatments during the pandemic was the driving force behind the birth of the project. Illness, whether experienced directly or through the reflection of loved ones, usually tends to exclude rather than bring together. Covid-19 amplied this condition: Hospitals couldn’t risk a further and deeper spread of Covid, so it was a choice taken to stop people to escort their beloved ones to their room to receive treatment and to keep them company. This action was taken in order to keep one of the most “at-high-risk” categories of patients safe from the contraction of the virus. But was it truly safe? Can loneliness be the price of health? Oncology patients in normal times already experience great weakness and a deep sense of loneliness. During the pandemic everything blew up in proportions. Patients would experience and live in a bubble within a bubble:
A double-layered degree of separation from the outside.
The body during illness and treatment is the most immediate battleeld. The senses are the means of expression and understanding that allow us to get to know the outside world and to understand what we like and dislike.
They are our eyes, our mouth, our hands, our nose and our ears. Without them we would no longer be. And so, the world. Cancer challenges senses, and that does trigger fear in our mind.
“Here lie my fears” thus brings together experiences of trauma through the sense that characterizes them. It is a choice aimed at the reconquest of one’s own body, sense after sense. A re-appropriation, in this experiment, only possible if shared.